VIVO UN PAPA, SE NE FA' UN ALTRO!

 

Papa Wojtyla ha demolito un muro di certezze occidentali: che senza salute e ricchezza non si vive e non si può ottemperare ai propri obblighi, che l’anima coincide col corpo e se il corpo va giù anche l’anima si nasconde; no lui è riuscito a dimostrare pubblicamente che la sofferenza non distrugge l’anima e che si può sempre dare il buon esempio anche a costo di sacrifici enormi.

Alla fine, comunica di più un messaggio cristiano questo comportamento - anche se con una lucidità “più limitata” - piuttosto che una lucidità esasperata ma dove l’atteggiamento cristiano non è da capo della chiesa.

Un capo deve sempre essere al di sopra di ogni sospetto e anche quando gli mancano le forze, dovrebbe andare avanti con la sola forza della fede…

Il messaggio che deriva dal pontificato di Papa Wojtyla è proprio questo: noi (cristiani) abbiamo una forza che non ci fa mollare mai: vuoi capire da dove arriva questa energia interiore, vuoi farti cristiano anche tu?

E difatti è riuscito a conquistare moltissimi giovani, e anche gli atei guardavano con un occhio di benevolenza quel papa che riusciva ad andare oltre le forze umane, e sembrava già un mistero quella sua implacabile forza che sembrava proprio venire da un altro mondo…

Trascinare con l’esempio più che con le parole dette o scritte è forse un carisma che non è da tutti!

Però, credo che la chiesa oggi abbia bisogno – a tutti i livelli: di rappresentanza massima, come nei singoli fedeli - di esempi che parlano con le mani, con il sudore e con il sangue prima ancora che con l’esercizio puro dell’intelletto…

Voglio dire in una parola: che oggi – e penso sempre – ciò che vince è quella forza dell’intelletto che deriva da un polso che pulsa, da una mano che si sporca e da un copione tradito: l’idea che scaturisce da un’azione e dalla contemplazione del creato (come del resto faceva anche Leonardo Da Vinci!) non soltanto da uno studio pur finissimo a tavolino ma lontano dalla pelle della gente…

Detto questo, e proprio per questo anzi, ritengo che Papa Ratzinger abbia fatto bene a lasciare, perché probabilmente non si sentiva di riuscire a continuare o forse perfezionare quell’azione immensa che aveva cominciata il suo predecessore, e che penso (e non credo di sbagliarmi!) che continuerà il suo successore: perché la strada era quella e forse questa parentesi può essere proprio servita a farcelo sentire più indispensabile, perché l’uomo ha sempre bisogno di conferme!

Spero soltanto che non prevalga in seguito l’abitudine di andare in pensione anche da Papa!

Adoro la persona di Papa Ratzinger, quella sua umiltà con la quale ha saputo esprimersi fin dall’inizio quando doveva andare a parlare all’Università di Roma (La Sapienza?)  e vide che molti giovani non lo volevano e si organizzavano  per ostacolare la sua presenza e Lui con sapienza e lungimiranza inarrivabili, concluse con DUE parole: OPPORTUNO SOPRASSEDERE!

Due parole su tre livelli: il primo: di superiorità che lascia perdere, perché non merita nemmeno risposta quella ostilità, vista la sua preparazione e l’ignoranza  arrogante di chi non lo vuole; il secondo: di profondità, di distanza di stile tra la volgarità degli accusatori e la sua finezza umana; il terzo: di perdono, per chi evidentemente parte con mille pregiudizi iniettati da una società violenta e distratta, e si erige su un’altura per scagliare la prima pietra!  

Le ho fatte mie quelle parole, pur sempre attribuendole al suo autore ogni qual volta che le uso, quelle rare volte che vengo offeso con l’intenzione di farlo.

Ho una grande ammirazione per quest’uomo poco capito di una squisita finezza morale, e un’esigenza di tranquillità maggiore di quella che può offrire la condizione di Papa!

Però credo che il futuro sarà nell’immediato passato e se lo dico e lo scrivo con la possibilità di farmi smentire entro breve, è perché ne sono proprio convinto!

Anzi, penso che il successivo sarà forse ancora più incisivo e farà saltare in aria volentieri molti copioni; perché è di questo che la chiesa oggi ha bisogno: di abbandonare i suoi interessi materiali, di tornare ai tempi dei primi seguaci di Cristo dove la comunione e la  carità diventino effetti palpabili e non si lascino tradire da una veste differente e impreziosita.

Un Papa nero, africano, oggi forse spiegherebbe come dall'apparente buio di un corpo nero, emerge invece la luce vera; all'opposto di tanti sepolcri imbiancati fuori, ma neri e morti dentro! 

Anzi, forse se la chiesa oggi ritenesse di aver seguito tutti i comandamenti di Gesù, per essere perfetta le mancherebbe una cosa soltanto: vendere tutte le sue ricchezze e dare il ricavato per i poveri: guadagnerebbe un tesoro nel regno dei cieli ed anche uno in terra: perché sarebbe costretta ad organizzarsi in una maniera molto più semplice e troverebbe delle adesioni complete se trovasse questo coraggio, proprio perché splenderebbe di una luce nuova e illuminerebbe e darebbe coraggio vero a tanti mezzi indecisi di oggi!!!

Merito la scomunica?

Rué, 15 febbraio 2013

VIVO UN PAPA, SE NE FA' UN ALTRO!

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