UOMO-FATICA-TERRA-PANE-DIO!

Amo lo sport, e lo pratico regolarmente frequentando la piscina 3 - 4 volte la settimana – adoro il nuoto – e andando a correre o in bicicletta nel fine settimana…

Trovo che sia un ottimo modo per scaricare lo stress e per ricaricare le pile: perché in effetti anche se stanca ovviamente, alla fine -  se praticato con regolarità – aumenta le forze e la resistenza personale nelle difficoltà, e non soltanto fisiche…

Proprio perché è un’ottima palestra dove si impara a sottomettersi alle regole del proprio corpo – quindi a rispettarlo – e anche a riconoscere il proprio spirito perché nello sforzo fisico ci si sente più vicini ad una dimensione trascendente e superiore che ci governa.

Pare strano, ma in realtà proprio nell’esercizio più materiale come quello del corpo, si sente evidente la verità dell’immateriale, dello spirituale!

Fino ad alcuni decenni addietro, la maggioranza degli uomini era costretta ad una attività fisica costante per esercitare il proprio lavoro; sicuramente questo fattore ha contribuito notevolmente alla vicinanza con Dio proprio perché attraverso questa pratica fisica si incontrava più facilmente la dimensione spirituale…

Il lavoro che meglio rendeva evidente la presenza di Dio in ogni cosa, era sicuramente quella del contadino, perché il suo contatto con la natura e l’aria aperta ne suggeriva le leggi dettate dal di dentro - prima e meglio ancora che da scoperte scientifiche…

Altrettanto nello sport, sicuramente quello dov’è più facile riconoscersi nella nostra natura spirituale, è lo sport praticato all’aria aperta come la corsa o la bici e anche il nuoto…

Quest’ultimo - anche se in inverno si è costretti a praticarlo in piscine al chiuso - in realtà permette una libertà di movimento di tutto il corpo in totale libertà e in quasi totale assenza di gravità, oltreché a contatto con l’acqua – l’elemento della vita per eccellenza…

Sono ottimi anche gli sport di aggregazione e di gioco (purché rimanga tale)!

Non certo quelli svolti nelle palestre attaccati alle macchine, e magari con un personal trainer alla guida…

Quando però lo sport si tramuta da attività fisica in armonia con la natura e con gli altri esseri umani, in una competizione “all’ultimo sangue” sovente esagitata dagli allenatori sportivi, che istigano i loro pupilli a violenze enormi su sé stessi e sugli altri e a scavalcare ogni regola d’umana convivenza per raggiungere il risultato – cioè la vittoria, lo sport diventa diseducativo e nettamente in antitesi con le leggi della natura e dello spirito.

Sicuramente questa pratica allontana da ogni forma di beneficio e di armonia, e quindi alla fine anche dallo spirito.

Gonfiare i muscoli all’inverosimile attaccati alle macchine, fare diete pazzesche per rientrare in pesi e categorie, imparare a guardare il proprio vicino non come un compagno ma come un avversario, scatenare tutta la forza fisica e mentale nel raggiungimento del traguardo - chiamato vittoria: allontana l’uomo dall’uomo e ogni pratica che divide gli uomini, divide anche l’uomo da Dio!

Allora è molto più salutare – nella sua forma più completa: fisica psichica e spirituale – una bella passeggiata in solitario sui monti, o anche in compagnia di amici con cui dividere fatiche e pensieri…

Allora è  molto più salutare una bella nuotata tranquilla che scarica e distende e ricongiunge l’uomo con la sua natura: l’acqua…

Allora è molto più salutare una bella gita in bicicletta, godendosi paesaggi consoni e raggiungendo mete che sembra di aver partorito…

Allora è molto più salutare una bella corsa in mezzo alla natura dove alle gambe si aggrappa tutta la freschezza dell’aria e tutto il sudore che si genera, che liberano il corpo come una farfalla…

Pare proprio che la fatica fisica – non inficiata da tutte quelle pratiche competitive che ne annullano i benefici e aumentano la distanza da ogni cosa buona - generi spontaneamente una cavità adatta a ricevere lo spirito, scaldando il corpo e portandolo alla “temperatura giusta” per avvicinarlo alla spiritualità…

Si torna a casa dall’esercizio di queste attività fisiche, felici e aperti agli altri come quando si rientra dall’Eucarestia domenicale; sembra che ci sia anche qui – nello sport o lavoro fisico, naturali – una sorta di incontro con Dio!

Alle volte mi capita di vedere un ciclista alle prime armi con biciclette costose e supertecnologiche, con attrezzature e vestiario da campione, andare poi ad andature da pensionato - non per godersi il paesaggio ma - per limiti propri; queste abitudini riguardano ovviamente anche tutti gli altri sport,  e mettono in evidenza la nullità di quella pratica che cerca l’attenzione degli altri, prima del benessere autentico.

Questa è un’altra piaga da cui guardarsi se si vuole praticare una corretta attività fisica, che sollevi anche lo spirito.

Naturalmente il lavoro della terra, rimane la mamma di tutte le fatiche che chiude il cerchio: uomo-fatica-terra-pane-Dio!

Pare proprio che l’uomo incontri la voce di Dio: “con il sudore del tuo volto ti procurerai il pane finché tornerai alla terra, con fatica e con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita.”

Rué, 11 novembre 2012

UOMO-FATICA-TERRA-PANE-DIO

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