UN MATRIMONIO, DUE FUNERALI!

 

No, non è il titolo di un film divertente!

E’ piuttosto la triste realtà di tanti matrimoni odierni!

Si parte con una bella festa: il matrimonio, e ci si ritrova dopo poco con due vite da morti: da funerale appunto!

Due vite che prima esplodevano di gioia per il desiderio di stare insieme, di vivere sotto lo stesso tetto…, diventano due funerali per la tristezza - e a volte la rabbia - che le soverchia e che domina il loro futuro.

Ma cos’è cambiato da un po’ di tempo a questa parte?

Perché su tre matrimoni, due falliscono?

Forse le colpe andrebbero ricercate anche nell’educazione che questi giovani ricevono, e non soltanto immaginare che per anagrafe si diventi egoisti o superficiali…

Tanti tanti anni fa, quando il mondo ignorava la felicità a cui ci si ispira oggi, le mamme insegnavano ai loro figli che la vita li aspettava per dar loro una compagna o un compagno, con cui vivere e dividere le gioie e i dolori, le fantasie e la realtà, la gioventù e la vecchiaia…

E i papà ci spiegavano come la vita nasce da una cellula che si divide e che replica le sue molecole nella stessa identica quantità per ogni nuova cellula; e ci spiegavano come dall’incontro tra un ovulo femminile e un seme maschile nasca una nuova vita…

E poi ci spiegavano anche le conclusioni necessarie: dal sacrificio, dalla divisione di sé stessi con gli altri, si accresce la vita; e che il seme e l’ovulo si trovano dentro due corpi umani e il loro incontro non è soltanto la conseguenza di un rapporto sessuale, ma ciò che discende dall’Amore!

Mamme e papà ci raccontavano la vita futura non come un castigo di Dio, ma la come lo sviluppo, la compiutezza di un percorso a cui loro avevano “dato il la”…

E oggi cosa si insegna?

Che la vita è una fregatura, che sposarsi è una cosa da pazzi, che fare figli è da incoscienti, che anziché donarsi all’altro, conviene pensare alla propria felicità (come se la felicità di un essere umano fosse completamente slegata dal suo rapporto con gli altri!)

Si insegna fin da piccoli che è meglio comandare che essere comandati, e nessuno più spiega come sia necessario imparare a pensare con la propria testa senza comandarla agli altri e senza farsi comandare da qualche altra testa!

Si converte la vita adulta in una vita da vecchi, e si trasforma l’ebbrezza di un errore giovanile nella vita di qualità, quella da inseguire!

Si ragiona senza ragione e non si accetta più che la felicità scaturisca dal sacrificio, in altre parole che la felicità ci segue e mai ci precede!

Dai nostri comportamenti può discendere la felicità futura, al contrario chi la pretende in acconto si troverà sempre presto o tardi, ad averla consumata senza renderla feconda…

E ai darwiniani convinti, dico che: la felicità è un po’ come la nostra società odierna, che guarda caso nei paesi “più  sviluppati” si ha sempre maggiore difficoltà ad avere figli, mentre nelle società “meno evolute” la vita arriva con facilità!

Se seguissimo l’idea darwiniana, dovremmo raccogliere che: il nostro modello è quello sbagliato tant’è vero che fatica a riprodursi, mentre le società a venire saranno sempre più popolate di quelli che noi oggi chiamiamo terzo mondo!

Interroghiamoci pure anche con la scienza, se non riconosciamo più la coscienza: la risposta rimane sempre la stessa: un essere è completo quando sa dividersi per dare la vita, e costituire quella cellula base della società che è la famiglia, la quale per avere futuro deve essere stabile.

Dalla cellula base della famiglia, scaturiscono anche quegli insegnamenti obbligatori per la vita, che la società moderna non può distruggere, ma può soltanto alienarsi fino alla sua morte; quegli insegnamenti da cui impariamo che la convivenza è possibile soltanto col sacrificio di tutti e con la volontà di dividere noi stessi con gli altri.

Se si impara a rispettare chi ci mette in difficoltà in casa, la lezione sarà valida anche fuori casa; perché la famiglia non è una struttura chiusa, ma al contrario la cellula base della società…

Infatti, chi al contrario pretende sempre la sua indipendenza da tutto e tutti e rivendica la sua libertà di vivere da solo, non impara mai a dividere sè stesso con gli altri, ma soltanto a dividersi dagli altri!

Una società senza la famiglia – nella sua forma più tipica – è come uno scalatore che vuole conquistare un ottomila metri senza rendersi conto che gli occorrerà l’ossigeno: da solo non può fare!

Perché un panorama bellissimo a nulla gli servirà se non riesce a respirare!

Rué, 1 maggio 2013 

UN MATRIMONIO, DUE FUNERALI!

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