Disabituati, dallo scorrere impietoso di giornate tutte uguali - alle quali qualcuno preferisce aggiungere un po’ di verve sessuale, sfogliandola della sua naturale bellezza – dettate soltanto dai ritmi di lavoro, lontani anni luce dai ritmi delle stagioni e dai suoi colori e calori…
E soprattutto lontane dai suoi frutti che - diversi e molteplici in ogni stagione - mostrano il loro lato autentico, secondo il quale le stagioni si esprimono in maniera naturale: senza forzature dettate dai gusti o dal desiderio di mangiare e godere tutto l’anno degli stessi frutti, o di potersi “privilegiare” di frutti estivi con la neve in giardino…
Nulla è casuale su questa terra, ma proprio nulla!
E se un frutto nasce quando fà caldo, è perché il nostro organismo e quello degli animali, necessitano delle sostanze in esso contenute; lo stesso per il freddo e per le stagioni intermedie…
Quali sono le stagioni intermedie?
Purtroppo abituati alle città, dove tutto si nasconde e si evidenzia soltanto ciò che è costruito dall’uomo, ci pare che le cosiddette “mezze stagioni” non esistano o non esistano più!
La natura è la creazione per eccellenza e ogni nostra aggiunta o intervento, dovrebbe adeguarsi in maniera continuativa e conforme; non sovrapporsi snaturando ciò che la perfezione ha suggerito, per sostituirlo con città enormi (inutili quanto brutte!) con la scusa che soltanto lì si può respirare la cultura vera: affermazione che si smentisce da sola, tant’è vero che la dipendenza da posti inadatti all’uomo - come le grandi città – ha portato i suoi abitanti a non saper più nemmeno riconoscere il clima e i colori e i profumi e i frutti di ogni stagione, e a risolvere il problema sbrigativamente affermando che “non esistono più le mezze stagioni”.
Non esistono più perché loro non le vedono e non le sentono e probabilmente non le immaginano nemmeno più, sempre rinchiusi in grattacieli da abitazione o da lavoro; le città alveare hanno sostituito “perfettamente” ogni cosa naturale con un’altra altrettanto innaturale, ma molto “stuzzicante”…
Se per stuzzicante si intende sostituire la luce del sole con quella dei neon, oppure i colori dell’arcobaleno con quelli dei semafori e dei vestiti sgargianti, oppure una splendida notte stellata con tanto di via lattea – come quella che ho gustato ieri sera – con una città notturna illuminata di insegne e vetrine e luci d’ogni genere, oppure il canto dei vari volatili – che rompe il silenzio con un’eco appena appena… - con le suonerie dei cellulari e i clacson delle macchine, oppure i profumi della vita in fiore con quelli sintetici delle profumerie, oppure una passeggiata su un sentiero tra i boschi con una serie di vasche in centro a guardare quanta bella gente c’è…
E via via…a scappare dal silenzio dove si impara a pregare, per approdare al casino continuo che tuto cancella e che si sovrappone ad ogni esigenza umana soffocandola; mostrandoti continuamente un orologio qualche ora avanti, per farti correre sempre e ovunque solleticandoti con la promessa che l’ombelico del mondo si trova lì a qualche passo, se continui a seguire il percorso “giusto”…
No, non sono affatto contro il progresso, anzi!
Soltanto trovo sbagliato quello in cui ci stiamo trascinando, con tutti gli errori di tale evidenza da perdere il contatto con la natura biologica e da soffocare quella spirituale!
Biologia e spiritualità: le due nature dell’uomo: fisica (orizzontale) e divina (verticale).
Due prezzi troppo gravi da pagare per un’umanità che se non si riconosce più nei suoi ritmi naturali e non sente più il richiamo spirituale, non ha nessun’altra ragione di vita!
Siamo carne e anima: e se perdiamo ogni ragione di vita, diventiamo come delle bestie, nemmeno come degli animali, perché loro si riconoscono perfettamente nei loro ritmi biologico-naturali, e conoscono alla perfezione l’ambiente che li circonda, nel quale sanno muoversi in maniera complementare alla natura, alla creazione.
Non è mia intenzione individuare la causa di tutti i mali dell’uomo: nella vita delle grandi città; ma è fuori discussione che un ambiente sbagliato suggerisce percorsi che offendono la natura e non la proteggono: e quando parlo di natura non intendo soltanto quella biologica, ma anche quella spirituale; d’altra parte non saprei come distinguerle!
Una sorta di peccato originale perpetrato, è invece facile ravvisare in una società che pensa di proteggersi sovrapponendo una realtà plastica - e che più nulla abbia a che fare con la natura - alla dimensione autentica dalla quale non può evolversi, ma soltanto imparare a gestire nel migliore dei modi sfruttando al massimo le sue potenzialità; sempre il desiderio di sostituirsi a Dio e rendersi autosufficienti da Lui.
Un progresso sostenibile, fatto di ambienti in sintonia con la natura e inseriti in essa, fatto di carburanti meno inquinanti ( e tutti sanno che è già possibile ad esempio con i biocarburanti: soltanto che il prezzo più alto imporrebbe l’abolizione di alcune tasse sui carburanti…) e di cibi meno alterati - cosa che richiederebbe l’impiego di più forza lavoro (ben venga!) - ; riavvicinerebbe l’uomo alla natura e ancor più: alla sua natura!
Il silenzio dei movimenti in armonia con la natura, riporterebbe l’uomo anche alla riscoperta del suo interno, del suo “intiero”; e ricollegherebbe la sua sfera emotiva e psichica al suo autore: Dio; riallaccerebbe in altre parole quel rapporto interrotto da un sistema sbagliato che porta l’uomo fuori da sé, anziché dentro.
Qualche girono fà, ad un programma in tv si parlava di sessualità e della pretesa - più che lecita –da parte degli anziani di parteciparvi con soddisfazione (in seguito alla morte di un ottantenne durante una notte con tre escort); se il viagra non basta occorrerà trovare qualche altro sistema per garantire a tutti e ad ogni età il piacere sessuale…, perché altrimenti viene compromessa la qualità della vita…
E’ proprio questa continua sfida alle leggi naturali e la mancata conoscenza delle stagioni, a solleticare la comparsa di idee tanto confuse quanto puerili; le stagioni esistono e ognuna dà i suoi frutti: come può un uomo di ottant’anni pretendere prestazioni sessuali da giovanotto e soprattutto - e qui è il problema vero - come può considerare alla sua età ancora quello uno dei maggiori piaceri della vita?
Si invecchia senza crescere!
E la conseguenza è che si rinuncia ai frutti di ogni stagione pensando di poter immortalare quelli dei vent’anni per sempre; se è sbagliato per il corpo è ancora più sbagliato per la persona che lo abita, che nulla ha imparato durante il corso di tutti quegli anni - passati su di lui, ma non vissuti pienamente - e anziché godere delle doti proprie della sua stagione come la lungimiranza e l’esperienza, considera il suo ventre l’ombelico del mondo.
Così i capelli bianchi diventano un’offesa alla propria giovanilità e l’idea di fidanzarsi pare la speranza più rincorsa…
Ho appena cominciato l’autunno della mia vita, e comunque vada: durasse un giorno o altri quarant’anni…, mi trovo in quel periodo della vita e cerco di raccogliere ed esprimere i frutti che questa stagione mi regala, non certo di mascherarla da piena estate con la pretesa di vincere una gara di nuoto; nuoto sempre e regolarmente ma non ho velleità competitive, semmai ho imparato la resistenza dalla lentezza che manca ai giovani.
Rué, 28 aprile 2012