SPORGERSI, NON E' AFFACCIARSI!

Certo, basta alzarsi la mattina dal letto e fare colazione per darsi per vivi!

Certo, basta respirare a pieni polmoni per raccogliere aria a sufficienza per gridare “così non va!”

Certo, basta andare al lavoro poi tornare e andare in palestra…

Certo, basta studiare tutto il giorno e poi recitare tutto giusto…

Certo, basta accudire i figli, star dietro alla casa e fare da mangiare…

Certo, basta organizzare una bella vacanza in un posto insolito…

Certo, basta acquistare una nuova macchinetta elettronica “faccio tutto io!”…

Per darsi per vivi!

Certo, basta, però non basta!

 

Una cosa è sopravvivere  alla morte del corpo, e un’altra cosa è sopravvivere alla morte dell’anima!

Si può studiare, lavorare, allenarsi, vacanzare, persino divertirsi…, senza mai vivere!

Quando incontro una persona qualsiasi, si lamenta di qualsiasi cosa, e alla domanda “sei felice almeno?” la risposta è sempre quella: la felicità non esiste, a volte un po’ di serenità…

Il mal di testa è brutto, quasi peggio del mal di stomaco – quando è molto forte, ma a questi mali si oppongono medicine studiate per farli passare; il mal di vivere, il “male dentro” – invece - non viene quasi mai curato con medicine adatte a farlo passare…

No!, il “male dentro” viene curato col “male fuori”: cioè con l’invidia verso chi ha di più, cioè con la gelosia sfrenata di ogni status che si riesce a raggiungere, cioè con l’odio verso chi – fosse anche Dio – ci ha voluti più deboli, meno intelligenti, nati in famiglie meno ricche, con salute più instabile…

E a tutto questo cosa si pone come rimedio?

Cercare di diventare più forti, più ricchi, più colti e più testardi nella volontà precisa di raggiungere quella “vetta”.

Mettere a tacere il “male dentro” con qualche distrazione e suscitando noi a nostra volta qualche invidia negli altri, e riservandosi una stazione dalla quale godersi qualcuno sottoposto: sembra più interessante che scoprire qual è la medicina per guarire il “male dentro”.

Si parte convinti che cure non ce n’è, e allora si tenta di allontanarsi da quel male proprio con l’esercizio di quelle azioni che invece più ci addentrano nel male più profondo; ma basta un minuto che restiamo fermi senza occuparci di sopravvivere alla morte del corpo, per accorgerci che l’anima reclama la sua vita in noi e che ci ammaliamo sempre di più dentro…

E allora cosa si fa per “aggiustare” anche questa?

Non ci si ferma più, e si vive in una “movida” impazzita che non lascia tregua mai, perché si teme che il dolore nasca dal silenzio!

Nel silenzio Dio usa la nostra anima come una lavagna, per disegnare sulle nostre coscienze tutte quelle perle che poi prendono vita quando ci muoviamo, impreziosendo il mare in cui si svolge la nostra vita; e senza quelle ci si può anche affacciare sulla vita, sentirne l’odore, ma mai sporgersi più in là per vedere cosa c’è oltre…

Se mi affaccio al balcone vedo cosa si muove davanti ai miei occhi, ma se mi sporgo oltre colgo anche quello che succede al di sopra e sotto di me perché il mio angolo di visuale aumenta di molto!

Perché allora si evita accuratamente questa pratica?

Perché il silenzio ci lascia soli con Dio, e più ci si abitua – durante la vita del corpo – a mantenere pratiche che ci discostano da Lui, e più quando saremo in silenzio non sentiamo nessuno dentro di noi, ma soltanto una strana paura che riempie tutto il vuoto che siamo abituati a riempire con la frenesia di attività esagerate, soltanto per tenere a bada quel cane mastino che digrigna i denti ogni volta che ci fermiamo un attimo!

L’anima ha i suoi tempi e i suoi spazi, e visto che è eterna, i tempi e gli spazi che utilizza non sono simili a quelli del corpo che invece è mortale…

Per il corpo, un gesto o un’azione si compiono in un’ora o in una giornata di impegno?

Per l’anima può bastare un minuto di vero silenzio oppure una decina d’anni per suggerire poche parole chiave!

Per il corpo, la costruzione di un’opera può richiedere centinaia o migliaia di metri quadrati, chilometri?

Per l’anima si può svolgere tutto nell’infinito di uno spazio aperto che la natura ci suggerisce, oppure nel letto di una cameretta nuda infinitamente piccola!

Non ci sono regole né mai ci saranno, non si può pianificare, misurare, preventivare, ridurre a calcolo o a studio; si può soltanto individuarne la fonte che si trova quasi sempre nel silenzio e nella tregua, quindi anche nella contemplazione!

La vita di un uomo non può essere ridotta a semplice produzione nel senso umano della parola: lavoro, studio, attività fisica, hobbies, divertimenti, ecc…; la vita di un uomo ha bisogno di continue pause e silenzi da alternare ad attività anche intense, perché soltanto quell’alternanza continua ci da la possibilità di frequentare quei luoghi che chiamiamo “astratti”, ma che sono più concreti di quelli che chiamiamo “reali”, e che nutrono d’altra vita anche i momenti di attività materiale.

Perché anche le cose dell’attività materiale verranno viste e gustate in maniera differente e più profonda, se si seguono le istruzioni che ci arrivano dalla vita dell’anima; potremmo dire che la vita di oggi tutta impegni e poca sostanza, è simile a quella di chi si affaccia alla finestra e prende un binocolo per vedere più lontano, e non si accorge che proprio sotto al balcone di casa sua si sta svolgendo la vita: quella vera; perché per paura non osa nemmeno sporgersi un poco, preferisce piuttosto circondarsi di attrezzatura all’avanguardia per vedere più lontano, piuttosto che fare l’unico sforzo che davvero gli occorrerebbe: spostarsi di un poco e sporgersi oltre quel finito che lui conosce!

Ritiene antico chi non coglie la ragione della sua scienza, ma non cerca mai la fine ultima di ogni cosa; si accontenta di studiarne la vernice e le cellule di cui è composta, senza però interessarsi alla vita che le alimenta.

Un po’ come identificare un uomo col suo DNA piuttosto che con la sua PERSONALITA’!

Dobbiamo iniziare a mantenere una condotta umanamente dignitosa, per poter avvicinare nei momenti di silenzio e solitudine – che dobbiamo imporci! – quella sfera dalla quale può uscire Dio o un diavolo, a seconda dell’utilizzo che si fa del nostro tempo, durante l'attività materiale!

Rué, 17 luglio 2013

SPORGERSI, NON E' AFFACCIARSI!

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