Cammino in una via movimentata del centro di una cittadina del sud, e mi accorgo che parecchie persone mi notano e mi sorridono senza preoccuparsi di nascondere i loro sguardi…
Penso allora che in qualche maniera il mio modo di essere e di camminare, tradisca la mia provenienza dal nord, e cerco di capire cosa mi distingue involontariamente…
Per compiere questa piccola indagine, sono costretto anche io ad osservare molto di più gli altri, ed è li che mi accorgo che la gente non sta guardando me, ma si stanno guardando tutti molto più frequentemente e cordialmente di come accade camminando per una via del centro di una città del nord…
In realtà tutto questo non mi stupisce affatto oggi, perché la scena a cui mi riferisco è avvenuta quando ero ancora un ragazzino e iniziavo con la mia ragazza di allora – mia moglie di oggi – a frequentare il sud nella regione Campania, dove i suoi parenti – e ormai anche miei – si trovavano e si trovano tutt'ora.
Abituato com’ero a camminare nelle vie del centro di Torino, e a risultare invisibile a chiunque, questa situazione allora mi sembrava strana ed eccitante.
Oggi che mi sono abituato, la preferisco di gran lunga a quella della fredda città piemontese!
Con questo non voglio certo affermare che la vita al nord, sia meno interessante e i rapporti umani più scadenti, perché questo non è affatto vero; si tratta sicuramente di usi e costumi differenti perché provenienti da storie differenti, ma entrambi – quando conosciuti a fondo – possono portare a legami indissolubili tra esseri umani.
Però ciò che veramente è differente è la “seconda familiarità” che nasce immediatamente tra persone sconosciute: se mi trovassi per la strada e qualcuno cercasse di picchiarmi o di rapinarmi, sicuramente mi sentirei più protetto al sud, dove qualcuno è sicuramente pronto ad intervenire in mia difesa anche rischiando la pelle; al nord si può violentare una donna in pieno centro a Milano, senza che nessuno intervenga; e poi si parla di omertà al sud…
Mi è capitato – al sud - di girare con la testa per aria perché cercavo un negozio che mi avevano detto essere in quella via, ed essere fermato da una persona – senza che io chiedessi nulla – che mi domandava cosa cercavo, se poteva essermi utile…
Mi è capitato - al sud - di domandare dove fosse una via ad un passante e questo è salito con me sulla mia macchina per accompagnarmi fino al luogo che cercavo e poi è tornato a piedi, contro la mia insistenza di riaccompagnarlo...
La gente si osserva di più e non solo per notare la fisicità altrui, ma anche perché esiste quella “seconda familiarità” che non è negata a nessuno; la gente si osserva senza quella paura che invece si avverte al nord.
Perché qui al nord, se guardi una persona per un attimo in più, nasce subito l’imbarazzo; se poi si tratta di una persona dell’altro sesso, peggio ancora perché sovente nasce anche l’equivoco.
Sicuramente è molto ma molto più felice e rosseggiante camminare per una qualsiasi cittadina del sud, che in un’ombrosa cittadina del nord.
Dove le cose migliorano un po’ è vicino al mare; infatti in Liguria la gente è molto più vicina e aperta col prossimo di quanto non lo sia in altre città dell’interno.
Io però non farei l’errore di pensare che al nord proteggano di più la privacy personale e che al sud siano tutti caciaroni; piuttosto penserei che di ogni posto vadano salvaguardati quei lati positivi, senza pensare che debbano per forza avere un risvolto antipatico ed opprimente; perché questo non è vero!
Al contrario, sarebbe bene imparare un po’ da ogni parte del mondo, da ogni popolazione indigena: quel che c’è di buono; e provare ad infilarlo nella nostra vita senza scuse, e senza pensare che per assumere quel comportamento, bisogni per forza poi assumerne tutta la mentalità anche negli aspetti negativi.
Penso che in realtà sia proprio questa paura di fondo di dover imparare qualcosa da qualcuno che poi si critica su qualche altro aspetto, ad allontanarci sovente da comportamenti che invece sono esemplari e trasparenti.
Se veramente vogliamo imparare qualcosa dalla vita dinamica odierna - e non soltanto collezionare visite nei siti più esclusivi senza nulla imparare – la cosa più importante è proprio quella di cogliere quei lati positivi che magari non conoscevamo e farli nostri: un modo per migliorarsi, un modo per diventare cittadini del mondo nel senso più autentico della parola, un modo per imparare dalle differenze che il bene unisce sempre e trovare punti di comunione tra le persone più disparate…
Perché ciò che conta non è ciò che distingue i popoli - come predica qualche fanatismo politico – ma ciò che li unisce; tutto il resto che li divide, potrà assumere contorni molto più morbidi e di autentica costruzione per l’unione, se alla sera ci sediamo allo stesso tavolo con un sorriso aperto.
Non quegli orribili sorrisi di circostanza o di invidia o di disprezzo o di superiorità – che nascono soltanto sulle labbra: per ferire; ma quei sorrisi aperti che nascono dentro al cuore e sbottano sulle labbra senza preavviso alcuno e gli occhi li riempiono di verità: per amore…
Pensiamo sempre che ogni atteggiamento ne escluda un altro e che dobbiamo imitare soltanto le civiltà più ricche, ma è sbagliato perché finiremo per imbatterci negli stessi errori di cui li accusiamo qualche anno prima di caderci anche noi.
Dobbiamo considerare l'arcobaleno come somma di tutti i colori e non insistere con una monocromia sterile: di qualunque colore si nutra, risulterà sempre grigia e priva di vita!
Per costruire un domani migliore dobbiamo imparare da tutti i popoli del mondo qualcosa, senza dimenticare nulla; soltanto così si potrà costruire una società con quegli aspetti positivi che invidiamo alle società "più avanzate" senza ripetere gli stessi errori.
A volte essere un gradino più indietro è un vantaggio: perchè si può guardare avanti chi si è già mosso: se quello che ci precede è inciampato si può correggere il nostro passo!
Rué, 25 novembre 2012