SENZA MANI!

Si correva forte e il vento sulla faccia formava le lacrime negli angoli degli occhi, che si perdevano col sudore mentre si pedalava all'impazzata; e quando si era costretti a rallentare per una macchina improvvisa, si avvertiva il cuore che sembrava quasi volesse uscire dal petto tanto era forte la pressione toracica mentre le tempie parevano scoppiare da un momento all'altro...

Si andava sù fino a Forno di Coazze - 1000 metri -  partendo dal Selvaggio, frazione di Giaveno, dove avevamo la casa di campagna e trascorrevamo tre mesi  d'estate e poi a Pasqua e a Natale e nei fine settimana tutto l'anno...

La salita dapprima ti lasciava scherzare e parlare cogli amici che pedalavano con noi, ma appena dopo Coazze verso il Frainetto, dopo una breve illusoria discesa, la strada prendeva una piega che non potevi mollare e non potevi mai respirare per intero; bisognava alzarsi in piedi sulla bici per tirare un respiro bello lungo e allora per un po' si riusciva a concentrarsi sulla fatica, ammorbidita lievemente dal panorama mozzafiato che si stagliava ai lati, al fondo degli sguardi, dove ogni pensiero urlava contro il dolore ai polpacci e le ginocchia che stentavano a rifare il giro per una nuova pedalata...

Panorama stupendo che nutriva la fatica che rimbalzava da una gamba all'altra...

La cima era tutto: vittoria, panorama, aria pulita e un senso di immortalità che si andava a risicare nel ritorno quando al grido...

SENZA MANI!

Si  toglievano le mani dal manubrio per una sfida all'ultima pedalata prima della frenata per la curva; allora le biciclette non avevano i contachilometri e sapere a quanto si andasse, è difficile dire, ma si andava giù da pazzi per una discesa tanto ripida quanto piena di curve e allora lo spettacolo della natura sovrana con l'aria a rinfrescare il viso e le gambe morbide e i torrenti sui lati della strada che sussurravano: Dio c'è!,....lo si coglieva appieno, ma la sfida era più imponente e sopra alla paura si imponeva coraggioso il senso di libertà estrema che si sprigionava dal rischio che si correva e dalla voglia di vincere!

Quel senso di libertà - non lo sapevo allora - mi avrebbe accompagnato per tutta la vita (almeno fino ad ora) e  sarebbe diventato un po' il mio motto: senza fatica non si arriva alla meta, senza rischio non si avverte la libertà!

La libertà è un rischio e chi non lo corre si allontana dalla felicità!

Non certo il rischio della droga  o di una vita fatta di inutili sfide, può portare la libertà sul nostro sentiero; ogni età ha i suoi rischi e i suoi pensieri, e il rischio di un dodicenne che correva senza mani in discesa giù dalla montagna mi è appartenuto soltanto per capire che senza nulla rischiare non si abbraccia l'aria e senza quell'aria non si sente la libertà.

Anche oggi corro "senza mani", non più su una bicicletta ma nella vita: non rischio inutilmente, ma soltanto per abbracciare la libertà; se avessi preso troppe precauzioni non avrei scritto la musica del cuore, ma quella del portafoglio.

La fatica della salita, il traguardo, la discesa e il senso di libertà che si sprigiona, sono ancora oggi una scuola, l'unica che davvero conti: la "bicicletta" può anche essere - come già allora - un mezzo molto semplice e poco costoso, ma è il viaggio e ciò che si compie che riempie la vita e le dà un significato; inseguire sempre l'acquisto di una nuova "bicicletta" superiore, senza avere un percorso e un'avventura da affrontare, è il nulla, la nuova droga o la più vecchia del mondo.

Fare i soldi equivale a "farsi di soldi"!

E lasciare indietro la vita, che alla fine passa ugualmente e si viene traghettati su un'isola deserta, dove l'inerzia e la prudenza eccessiva osano vomitare la propria gravità carica di un sacco di nullità che vengono chiamate: cose indispensabili.

Si muore vecchi senza vivere un solo giorno, si muore ricchi di denaro senza mai avere goduto niente, si muore senza speranza avendo solo sempre sperato che la felicità si verificasse domani, si muore soli senza aver amato e senza essere amati, si muore senza avere pianto di gioia e avendo accuratamente evitato il dolore....

Ma senza il dolore non si raggiunge la meta, senza la meta non si avverte la speranza e senza la discesa senza mani non si abbraccia la libertà e non si gusta la vita!

Rué

SENZA MANI!

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