Odio l’eleganza, la signorilità, la rispettabilità, la raffinatezza, il portamento, le serate lucide, la presentabilità, la sontuosità, la ritualità d’obbligo, la scenografia esasperata…
Tutte malattie del vivere quotidiano che a volte si riscontrano anche negli ambienti religiosi, e qui urta ancora di più!
Come si fa a “vendere” un “prodotto” religioso, anziché celebrare un evento eucaristico?
Come si fa a pretendere una “certa classe” per promuovere un’iniziativa umanitaria?
Come si fa a fingere rispetto per Dio, imponendo una sontuosità che è estranea e contraria al Vangelo?
Essere liberi consiste anche in questo: nella capacità di evitare i copioni e le ritualità ripetute all’infinito nel rispetto esasperato dei minimi dettagli…
Lo spirito libero consente di abbracciare variazioni estetiche e di dire una parola in più o una in meno, di essere sciolti e non impacciati, di incollare il cuore di Cristo sulle bocche mute che aspettano un gesto prima di una formula…
Tutte malattie del vivere quotidiano che a volte si incrociano anche nella vita artistica, e anche qui stona ancora di più!
Come si fa a far prevalere il piattume di una mediocrità vestita a festa, sulla sorpresa e lo slancio di un evento nuovo e puro?
Come si fa ad abbracciare l’arte e poi fare copia e incolla di scelte, metodi, percorsi e produzione?
L’artista è un artigiano per eccellenza, una persona che si costruisce tutto da sé: strumenti, percorsi, metodi e ogni suo risultato è una perla in quanto unica e irripetibile; invece sovente si preferisce la noiosità di una serata “in frac” perché un pubblico scevro di ogni curiosità, si sente partecipe del mondo della cultura…
Ma di quale cultura?
Di libri letti senza aver compreso (presa con sé) una sola parola?
Di dischi ascoltati per compiacere l’interprete o l’autore?
Di gallerie d’arte frequentate perché lì si trova sempre qualche personaggio noto?
A volte mi è capitato di trovarmi a un concerto piuttosto che in un museo o una galleria, ed essere rimproverato da qualcuno perché respiravo un po’ più forte o si sentivano i miei passi più di quelli degli altri, oppure perché commentavo sottovoce o fischiettavo o ritmavo piano - più internamente che esternamente…
Persone che reputano la cultura dal silenzio che la circonda, e si sono (o – peggio - le hanno) convinte che la sua importanza sia espressa dalla compostezza e dall’eleganza che l’ambiente “richiede”!
Una serata in un ristorante chic può tranquillamente concludere un pomeriggio di “raffinata cultura”, respirata tra muri morti ed espressa da cadaveri che immaginano i grandi artisti del passato (ai quali pensano di rifarsi e di restituire il rispetto dovuto) come dei mausolei marmorei e imponenti senza vita alcuna!
Rigidità e sontuosità rubano spontaneità e vitalità ad una vita esplosa in un evento d’arte - come uno schizzo di sperma si lancia verso l'ovulo; una signorilità vestita di una scenografia "importante" che si ritiene consone, e una voce illustre che illustra timidamente l’opera come la reliquia di un santo…
Teste ingessate da linee ed angoli retti, svuotano del sacro ogni opera e la riempiono di un cerimoniale sontuoso e spento; non si rendono nemmeno conto di parlare di esseri umani fatti di emozioni vere e dotate di uno speciale modo di leggere la vita che inconsapevolmente hanno trasformato in qualcosa di leggibile da tutti - se solo si concepisce quell’animo così com’era, senza tutti quei fronzoli che portano rispetto soltanto alla tasca di chi li promuove, fingendo il maggior rispetto possibile per quell’opera o quell’artista.
Dove c’è molta forma, quasi sempre c’è poca sostanza!
Oppure la sostanza c’è eccome, ma viene vestita di una patina lucida che non la riguarda e quindi svestita della sua autentica importanza: la sontuosità dell’importanza sottrae la vera genialità dai profitti che quell’evento può generare!
E questo vale per tutto: chiese con visite a pagamento, musei pilotati, eventi televisivi con serate d’onore e premi di "altissimo livello", gallerie d’arte e sale da concerto silenziose come tombe, ecc…
Un altro mondo in cui il rispetto viene scambiato con la rispettabilità, per giovare alle tasche di qualche finto artista o di qualche “promotore” (avventore!) culturale!
Rué, 2 febbraio 2014