RICORDI D'INFANZIA!

 

Quando ero bambino, c'era una famiglia che veniva assistita dalla Parrocchia che frequentava la mia famiglia...

Il padre aveva contratto una malattia (mi pare tubercolosi ossea) che gli impose di abbandonare il suo lavoro in fabbrica; avevano 4 figlie e la mamma - ancora giovane - faceva le ore dove poteva...

Era ancora una bella donna e molti le offrivano servizi da fare per poi proporle cose diverse: diversa era anche lei e non accettò mai quello che molte altre donne in difficoltà accettavano e accettano anche oggi - volentieri...

Sicuramente doveva essere molto difficile spiegare ai propri figli - la sera - che non c'era nulla a tavola, perché la mamma fino a lì non si abbassava...

Mio papà venne a conoscenza della famiglia e della dignità di quella gente; era una famiglia veneta silenziosa ma operosa, gente semplice fuori - ma altissima dentro, e senza la minima voglia di approfittare della loro situazione, della quale anzi si vergognavano quasi; loro speravano solo di rimettersi in piedi il prima possibile...

Avevamo un alloggetto confinante con il nostro cortile, che era stato acquistato da mio nonno paterno, per avvicinare mia nonna materna quando rimase vedova; purtroppo mia nonna materna morì quasi subito e l'alloggio non fu utilizzato...

Mio papà decise di dare l'alloggio a questa famiglia, senza ovviamente chiedere alcun compenso; la situazione durò immutata per 12 anni quando poi ottennero la casa popolare alla Falchera - quartiere malfamato di Torino...

In realtà il rapporto che si stabilì con questa famiglia diventò molto più stretto: infatti sovente la sera mio padre partiva con bistecche e altro cibo, lampadine di ricambio e oggetti che potevano servire loro..., girava l'angolo di casa nostra e andava da questa famiglia...

Loro si sdebitavano come potevano e a volte facevano delle torte, che regalavano a mio padre per noi (inutile dire che gli ingredienti erano stati loro regalati, ma la volontà e la mano d'opera, no!)

La casa popolare la ottennero con l'aiuto della Parrocchia, e quando ci arrivarono, mio padre andò a trovarli al nono piano a piedi di una costruzione nuova, dove l'ascensore veniva puntualmente rotta un giorno sì e un giorno no; avevano più stanze del nostro alloggetto, ma si trovavano malissimo perché furono inseriti in un contesto di persone che si erano allontanati dal concetto di dignità umana, o forse non l'avevano mai conosciuta, più probabilmente!

Alla fine, crescendo le bambine, cominciarono a lavorare anche loro ed il padre - pur non guarendo mai - riuscì a trovare un lavoro come guardiano notturno in un garage; la loro situazione migliorò di molto e i rapporti di amicizia con i miei genitori durano ancora oggi.

Alla fine quello che serve di più - secondo me - è il cercare di portare la dignità dell'essere umano, laddove manca (concetto che la Chiesa meglio di altri può diffondere) prima ancora dei soldi; poi per forza anche i soldi!, perché la rete di solidarietà che dovrebbe esserci, purtroppo sovente è malata e interessata a belle donne in stato di bisogno, oppure a costruirsi "amicizie" debitrici a vita - che gli garantiscano ricchezza e mantengano i bisognosi in stato di continuo bisogno-dipendenza da loro ; se - e quando - si riesce a rendere la dignità di persona ad un individuo, questi smetterà di chiedere soldi e inizierà a chiedere lavoro e cercherà di rendersi utile per ottenere "due gambe nuove con cui camminare"...

Anche in Africa oggi, ci sono tante situazioni di assistenza nella quale si cerca di costruire una futura indipendenza, però intanto se quella gente non mangia oggi, e se la Chiesa non desse loro una dignità umana - e ancor più, di figli di Dio - quella gente rimarrebbe a morire e a bussare per due lire, per sempre...

I paesi in via di sviluppo stanno passando da un precedente stato di schiavitù e sfruttamento, ad uno stato di neocolonialismo: si insegna loro soltanto ad invidiare chi ha, e questo genera guerre e distruzione; non si insegna a costruire l'uomo ma soltanto a mantenere costante un bisogno, sul quale è facile arricchirsi..., ma dove la Chiesa insegna l'uomo, lì nasce una nuova etica...

Cosa voglio dire?

E' più facile dare un euro con una mano e con l'altra mandare a quel paese, che tentare di capire che il vero problema è la mancanza della cultura della persona che si è assunta in condizioni di estremo disagio, divenendo figli intellettuali della delinquenza organizzata o della astuzia, e dalla quale - come per la tossicodipendenza - non si può guarire da soli.

Anche la chiesa oggi, a volte non se ne rende conto: ciò che occorre è scendere in strada e affrontare il problema considerando prima lo stato d’indigenza spirituale che quello materiale; perché la dignità è completamente dipendente dalla spiritualità - fosse anche una spiritualità latente e “senza casa”.

Ma mentre si affronta il problema spirituale e della dignità dell’uomo, bisogna che questa persone mangino, altrimenti nemmeno ci staranno ad ascoltare…

Bello era ciò che faceva Don Puglisi a Palermo, perché prima ancora di aiutare economicamente, riusciva ad insegnare ai ragazzi dei ghetti, ciò che loro non avrebbero mai creduto: di essere creature Volute da Dio!

E’ così che li avvicinò nei cuori, perché di pane volendo gliene dava di più e prima la mafia; la differenza fu nel renderli coscienti che la loro vita non era una vita di serie b, ma un’opera di Dio!

Riuscì a far spostare in loro l'ago dei valori, dall'emulazione dei mafiosi - visti come attori principali di una vita altrimenti spenta - all'emulazione di Gesù morto in croce per gli altri!

C’è bisogno di una Chiesa così oggi e di sacerdoti e laici che si tolgano la giacca e tornino a portare con una mano una pagnotta, ma con l’altra Cristo!

Non credo molto nelle grandi istituzioni, nelle quali infinite pieghe è molto facile nascondere anche interessi personali; ma piuttosto nella forza dei singoli e pochi amici che hanno poche idee ma chiare!

Rué, 29 luglio, 2013

RICORDI D'INFANZIA!

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