QUALE GOVERNO?

 

Ci lamentiamo  perché non ci sentiamo più rappresentati da nessuno, ma a ben guardare noi rappresentiamo le aspettative dei nostri figli?

Ci lamentiamo perché sono tutti disonesti, ma controlliamo bene anche nelle nostre tasche se è tutta farina del sacco nostro o se semplicemente sfruttiamo il “vento a favore”?

Ci lamentiamo perché appena riponiamo la fiducia in qualcuno, ci accorgiamo che lui o lei non si occupa di noi ma soltanto di sé stesso; ma facciamo per caso lo stesso anche noi con i nostri figli e mogli e mariti?

Ci lamentiamo perché sono tutti bravi a predicare in campagna elettorale, ma appena avuto il voto cambiano direzione e ci voltano le spalle; quasi come quando noi cerchiamo di insegnare ai nostri figli ad assumere comportamenti virtuosi, e quando loro sembrano convinti, noi gli voltiamo le spalle e ci comportiamo in maniera diametralmente opposta a quello che pretendiamo da loro.

Ci lamentiamo perché i nostri politici parlano di famiglia e la loro vita pubblica racconta storie di tradimenti e sostituzioni continue; ma se guardiamo in casa nostra, i nostri bambini corrono da casa di papà a casa di mamma tutto l’anno perché noi ci siamo distratti e abbiamo rivendicato il nostro diritto alla nostra libertà: scordandoci della loro!

Ci lamentiamo della classe politica che è diventata una casta che si autoprotegge e che le carriere sono esclusivamente votate al successo personale, e non al servizio sociale; ma siamo proprio sicuri che le nostre vite esprimano un desiderio differente, o semplicemente si esprime in una dimensione più contenuta – perché il nostro braccio è più corto - ma nella stessa direzione?

Il mondo della politica, non è altro che l’amplificazione di tutti i nostri difetti; ma se il piede indossa una scarpa rotta, il cervello non sarà più libero perché anch’egli schiavo di quel dolore!

Bisogna prendere le distanze dalla corruzione, dall’interesse personale, dal vantaggio esclusivo, dalla presunta superiorità - sia essa razziale o fisica o intellettuale – fin dai ranghi più bassi della società; costruiamo delle gambe sane per il mondo di domani e ci troveremo anche una classe politica espressione della cultura nuova; fintanto che continueremo a pensare “se rubano loro, siamo autorizzati anche noi a rubare nel nostro piccolo le briciole che troviamo”, allora nulla cambierà mai!

Invece noi diventiamo attori del nostro futuro e di quello dei nostri figli: se incontriamo un favore che non è corretto rifiutiamolo anche se ne abbiamo bisogno, anziché giustificarci e pensare che tirare a campare non è rubare.

Non diciamo forse uguale anche degli zingari? Non diciamo forse che rubano, quando entrano nelle nostre case e portano via le nostre cose?

Eppure loro sostengono che quello è soltanto tirare a campare.

Chi vuole davvero un futuro differente non si nasconda dietro al governo che ruba, o alla diseducazione di cui sono vittime i nostri figli a causa della tv e di internet, o alla povertà nella quale siamo costretti a sopravvivere; chi vuole davvero un’alternativa, deve diventare egli stesso l’alternativa e non aspettare un esempio dall’alto.

Perché l’alto non è chi sta sopra, ma chi emerge dalle bassezze!

Rué, 2 febbraio 2012

QUALE GOVERNO?

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