L'OCCHIO DI VETRO E L'OCCHIO MAGICO...

 

Quando guardo una fotografia - sia pure bellissima – mi accorgo di essere di fronte ad una testimone fredda e nuda della realtà che ripropone, ottima e veloce per i giornali e dove occorre una testimonianza che poi viene completata con parole scritte o parlate, che aggiungono dettagli e anima alle immagini commentate.

Ottima anche per trasferire nell’album del tempo immagini di noi e dei nostri cari, che poi dopo qualche anno tornano sulla tavola per ricordarci com’eravamo e a volte per ferirci con la presenza viva di qualche assenza muta.

Quando però contemplo una pittura, è tutto diverso!                                               

Qui la riproduzione non è mai casuale, non è mai neutra, non è mai una fotocopia fredda della realtà; anche un quadro dipinto oggi che ritrae qualcuno o qualcosa, sembra già venire fuori dal passato e aver vissuto tutto ciò che racconta e saltano fuori dei particolari che quando accendi la telecamera scompaiono, quando scatti una foto sembrano appianarsi e non risaltare più!

Invece la pittura li lascia emergere come in una visione tridimensionale e mette gli accenti dove vuole e dove vede lei, e le persone e i paesaggi e gli oggetti ci vengono restituiti attraverso “l’occhio di un filtro magico”: l’animo umano che rende viva una situazione di per se morta e statica; cosa che non può accadere con l’occhio di vetro neutro e reportage della macchina fotografica…

Si è cominciati a spingersi verso una pittura astratta proprio perché si reputava che la macchina fotografica avesse superato in precisione l’immagine riportata; ma non è così!

Perché l’una (l’occhio di vetro) pensa più alla precisione estetica, dunque della forma: di quelle caratteristiche che più o meno vedono tutti uguali; mentre l’altra (l’occhio magico: vivo) trattiene maggiormente la sostanza, il nucleo: “tira fuori” la vita che c’è in quella persona, in quel paesaggio, in quell’oggetto…

"L'occhio magico" è tale perchè passa attraverso la magia della vita che lo rende testimone sensibile della realtà!

Un pittore è un uomo capace di bucare la forma della realtà e approdare alla vita che la anima; proprio perché a lui viene spontaneo il rendere la forma è costretto a cercare qualcosa di più denso; e più il pittore è un uomo profondo - di grandi emozioni e sensibilità - e più sarà in grado di far vivere nella forma la realtà del cuore che batte al suo interno…

Senza contare poi l’anima di chi “legge la realtà” che funziona da filtro perché ogni uomo, ogni pittore, vedrà sfumature differenti nella sostanza che va a dipingere; due uomini uguali non esistono e dunque ognuno vede cose differenti della stessa realtà, e osserva punti di vista che altri non leggono.

“L’occhio di vetro” fulmina in precisione di riproduzione: l’involucro;  e a volte sfiora l’essenza quando questa è già quasi a galla, molto vicina alla sua estetica e dunque leggibile da qualunque occhio; ma l’occhio di vetro viene costruito in catena di montaggio e le sue caratteristiche sono – per volere umano – identiche le une alle altre, secondo i loro modelli: vedranno con identica precisione – secondo la loro qualità – l’involucro che andranno a fotografare.

Il pittore è un uomo lento invece, non scatta e va: lui guarda e poi osserva e poi si emoziona e poi pensa e poi s’immagina e poi prende la mano e la posa su un quadro che è già scritto dentro al suo cuore, ma che andrà perfezionandosi secondo la sua persona…

Non amo la pittura astratta così come non amo la musica atonale e senza significato alcuno, e non mi nascondo dietro qualche pensatore famoso e riconosciuto che possa dar credito al mio pensiero; sono sempre stato convinto che l’assenza di talento spinga l’uomo verso scenari più intricati e filosofeggianti, nella speranza di stupire e sostituire così con la meraviglia per la stranezza, la mancata meraviglia per la bellezza.

C’è tanto bisogno di arte buona che ci insegni a leggere nei cuori, e chi insegna e trasmette le tecniche necessarie, dovrebbe sapere che la “formazione” di un artista avviene su due lati della stessa montagna, e per arrivare in cima bisogna saperli scalare entrambi: da un lato l’acquisizione di quelle capacità strumentali che occorrono per trasformare il sentimento in arte, e dall’altro lato la costruzione “spirituale” di un individuo capace di scendere nel profondo delle cose e lasciarsi trascinare fino in fondo per riemergere con esse avendole “ingoiate”, farle rinascere come in un parto dove ciò che emerge è frutto di una fusione quasi fisica tra l’artista e la vita che indaga…

Invece sovente oggi si trasmettono soltanto le capacità strumentali per ottenere il risultato nel più breve tempo possibile e possibilmente che sia un risultato anche di moneta sonante; così si ottengono soltanto risultati simili a quelli “dell’occhio di vetro”: superficiali per definizione.

Per ottenere risultati degni di un “occhio magico” bisogna riportare l’arte alla massima condizione espressiva dell’uomo, lontano dal rumore dello spettacolo e del mercato; più si scava verso l’interno e più ci si avvicina all’anima - ma l’artista deve essere soprattutto un uomo di studio, di indagine e di perforamento della realtà, di ricerca della verità più profonda della materia che si indaga.

Soltanto in questo modo si otterrà beneficio vero dall’arte, che non deve essere stupido beneficio economico di sistemazione personale; ma invece beneficio di approfondimento della realtà dell’uomo e della natura che lo contiene, una maniera diversa di indagare la realtà da quella che offrono la scienza e la tecnologia: tutta quella parte della realtà che alla scienza sfugge - e per questo si limita ad affermare più o meno unanimemente che non esiste - ma che invece all’uomo non sfugge e sente che appartiene ad un’altra sfera più elevata e non misurabile con criteri di calcolo (esterni),  ma indagabile soltanto con criteri dello spirito (interni).

Per ogni senso che ci restituisce un’emozione, passa il meccanismo di una macchina perfetta che si lascia indagare dalla misura della scienza; ma passa anche l’esperienza personale irripetibile che genera un sentimento che si lascia soltanto indagare dallo spirito: l’ARTE!

Rué, 17 febbraio 2013                 

L'OCCHIO DI VETRO E L'OCCHIO MAGICO...

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