Partendo da una nota di Ernesta sul destino della vita che recita così: Sintetizzando il pensiero di Schopenhauer e Nietzsche, la vita è un pendolo che oscilla tra dolore, noia e volontà di potenza
Aggiungo:
La noia e il desiderio di potenza si equivalgono, perché entrambi nascono dalla paura della nullità; il dolore poi non è l'altra faccia della gioia, ma la sua chiave!
Sintetizzando il mio pensiero, la vita è una prova di fedeltà: e l’unico modo per diventare grandi davvero è proprio quello di compiere la "traversata" senza cercare né accettare "passaggi" più comodi e scorciatoie più veloci - lasciando tranquillamente che il mondo disattento ti ritenga una nullità.
Seguire l’unico percorso che davvero conduce all’altra riva, significa accettare la fatica senza sconti e senza distrazioni, nella fiducia che il premio vero consiste nella vita che verrà all’altra riva.
La paura - che talvolta ci attanaglia - che l’altra riva non esista, rappresenta la costante tentazione di concentrarsi sulle comodità della traversata anziché sul senso e sulla sua destinazione; ecco perché affermo che la vita è una prova di fedeltà: chi avrà il coraggio di muoversi come un minuscolo pesciolino (pur nella grandezza dei suoi gesti) troverà la terra nuova che ci è stata promessa, chi cerca troppe scorciatoie e premi già ora, rimarrà deluso perché il suo passaporto apparirà scaduto al suo arrivo!
Ma i grandi pionieri sono quelli che imparano a camminare dritti nel buio, perché quando arriverà la luce li coglierà sani e rinforzati; mentre quelli che si sono fatti luce oscurando gli altri, quando arriverà il buio si troveranno deboli e vagabondi…
Rué, 11 febbraio 2014