LA SAPIENZA DELLA TERRA...

C’era – un po’ di tempo fa - una collina e due contadini…

I due contadini avevano su quella collina, una vigna che dava un vino superbo!

La vigna era stata ereditata da Gioacchino, il nonno materno del contadino più vecchio – Francesco; alla morte di Gioacchino, la figlia Maristella – che era figlia unica – non essendo capace di gestirla, decise di venderla…

Ma Francesco – che aveva soltanto dodici anni - si oppose, promettendo alla mamma di pensare lui stesso alla vigna e ricordandole che questa poteva rappresentare anche una fonte di guadagno…

Maristella era rimasta vedova subito dopo la nascita del terzo figlio – una bambina: Silvana; vedova perché suo marito Ernesto rimase vittima di un incidente durante il taglio di un grosso albero; Francesco aveva quindi due fratelli, o meglio un fratello più grande: Cesare, e la sorellina Silvana più piccola di lui.

Cesare fin da piccolo era sempre stato tutto per la scuola e odiava la vita in campagna, sognava di diventare un avvocato e di andare a vivere in città, dove la gente non si sporca le scarpe e le mani e non patisce il freddo d’inverno…

Silvana era una dolcezza e sua mamma la teneva sempre al seno, anche quando il seno non le occorreva più; Silvana divenne presto una bambina buona e responsabile e aiutava la mamma in ogni cosa di casa e della campagna…

Alla morte di Ernesto, Gioacchino – che abitava alla cascina di fianco - con la sua vigna mantenne la figlia Maristella e i tre bambini, fino a quando all’età di ottantatré anni morì.

Il piccolo Francesco non andò mai d’accordo con la scuola – che odiava, ma si innamorò subito della campagna e della vita che trasmetteva, sentiva di imparare molto più dalla natura che dietro a un noiosissimo banco di scuola.

Ernesto ostacolava in tutti i modi il suo amore per la campagna, perché sperava che la scuola gli potesse dare un futuro migliore; ma Francesco aveva già capito che quel futuro per lui non era il migliore, anzi!

Il nonno invece avallava questa pretesa del bambino, e sovente parlando col genero, tentava di tranquillizzarlo “perché la natura non ha fatto mai del male all’uomo!”

Francesco passava le intere giornate col nonno nella vigna, e su e giù per i pendii delle colline e dei boschi e imparava tutti i segreti che la natura svela soltanto a chi si sporca le mani davvero, soltanto a chi non teme la fatica e il sudore, soltanto a chi piega la sua schiena di fronte all’immensità della sua sapienza!

Un giorno il nonno si sentì male mentre lavorava; erano nei boschi un po’ lontano da casa e il bambino – che aveva soltanto sette anni - non sapeva arrivare da solo fino alla casa a chiamare aiuto; il nonno allora si stese sull’erba bagnata e lo tranquillizzò…

“Francesco, ti ho spiegato ogni cosa, tu puoi arrivare fino a casa soltanto seguendo la strada…”

“Quale strada, nonno? Non c’è nessuna strada qui!”

“La strada – Francesco – è ormai dentro di te, devi soltanto fidarti di tutta la terra che ti ho insegnato; sotto questa terra corre un ruscello sotterraneo che è quello che da sempre ha dato vita a questa vigna; ti ho spiegato come riconoscere dall’aria e dal suo odore, dove corre l’acqua: fidati della terra, dell’aria e dell’acqua che hai imparato!”

E Francesco andò e il nonno Gioacchino visse altri cinque anni dopo quell’infarto, fino a quando il suo corpo non si ricongiunse con la terra e la sua anima con Luisa, la sua adorata moglie defunta…

Francesco e nonno Gioacchino avevano un legame speciale, un cuore solo che batteva in due corpi – uno che andava e uno che veniva; avevano un linguaggio che nessuno penetrava perché l’alba e il tramonto hanno una malinconia lucente che la luce accecante del giorno non intercetta e non riconosce.

Francesco divenne grande e un giorno – mentre tornava dal suo lavoro in campagna – incontrò un ragazzo più giovane di lui che non riusciva a camminare bene, lo aiutò pensando si fosse fatto male e invece parlandogli insieme, venne a conoscenza della malattia di Giacomo: una insufficienza cardiaca che gli impediva qualsiasi lavoro pesante, e – provenendo anche lui da una famiglia di contadini – non aveva certo potuto studiare…

Pensò al nonno e al suo infarto e da allora prese con sé Giacomo che divenne la sua ombra, e da quel giorno la vigna divenne talmente generosa che con un lavoro ridotto garantiva un ottimo raccolto.

Quando ogni tanto Giacomo si lamentava della sua inutilità, Francesco gli ricordava che anche lui era un contadino e col sapere della terra aveva imparato che esistono ruscelli sotterranei che permettono la vita in superficie; senza la presenza di questi invisibili gesti d’amore anche la terra si sarebbe rifiutata di collaborare.

“Giacomo, tu sei un ruscello sotterraneo che col tuo amore hai reso possibile che questa vigna raccogliesse dalle mie mani l’amore che ricevo da te, senza quell’amore anche le mie mani sarebbero state più estranee alla terra, e questa sarebbe stata meno generosa!”

Poi un giorno arrivò un signore dalla città con un sacco di soldi, e disse che su quel terreno dovevano costruire delle villette a schiera; Francesco e Giacomo si opposero con tutte le loro forze, ma si sa che i soldi comperano quasi tutto e quel terreno divenne di Costantino il ricco.

A nulla valse che Francesco gli spiegasse che lì sotto correva un corso d’acqua e nessuna costruzione sarebbe durata; il ricco Costantino fece venire dalla città una schiera di scienziati e i geologi conclusero che non vi era nessun corso d’acqua nel sotterraneo e che la costruzione poteva avvenire in tutta sicurezza, per il presente e per il futuro.

I geologi riferirono poi a Costantino che si trattava di antiche credenze contadine, senza nessuna base scientifica né logica; credenze tramandate di padre in figlio credute sulla parola e mai provate…

Francesco si ammalò e morì, ma prima di morire chiamò Costantino – che ancora non aveva iniziato a costruire le sue villette; gli disse “Costantino, io sto morendo e non ti mento, dovrei odiarti per quello che mi hai fatto ma ti ho perdonato; però in questo momento è più importante che tu capisca che se costruisci quelle villette, le persone che le abiteranno saranno a rischio di vita, credimi!”

Costantino costruì ugualmente le sue villette e Francesco non fece a tempo a vederle, perché morì prima.

Sei anni dopo, la terra reclamò la sua sapienza su quella dell’uomo, e varie infiltrazioni d’acqua finirono per incrinare parecchie costruzioni fino al punto che una terrazza-cortile rovinò precipitando sulla strada che era stata costruita per accedere alla zona residenziale…

La strada fu allagata dall’acqua che emerse dal sottosuolo e vi furono molte vittime.

Gioacchino disse a Francesco in paradiso “Quando noi trattavamo la terra con rispetto e amore, lei si rivelava a noi e ci era amica; ora gli uomini vogliono dominarla e sfruttarla a loro piacimento, e la terra si impenna come un cavallo selvaggio!”

Rué Libertà, 16 febbraio 2014

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