L'amica Ernesta citando Flaubert...
"La regolarità può convenire senz’altro alla maggior parte degli uomini, non al povero fanciullo che si nutre di poesia, di sogni e di chimere, che pensa all’amore, e vive di fantasticherie: vuol dire destarlo di continuo dal suo sogno sublime, non lasciargli un istante di requie, e soffocarlo, invece, riportandolo nella terrestre atmosfera della materia, del buon senso, per cui egli prova disgusto e terrore" FLAUBERT
Provo a commentare...
L’universo appare regolare a chi lo guarda superficialmente, ma chi lo studia e lo osserva in profondità si accorge che non lo è del tutto; rasenta la regolarità poi sviandola e tradendola lì dove l’occhio modesto si ferma e plaude la regola come somma sapienza.
Il povero fanciullo che si nutre di poesia di sogni di chimere ecc…, è “impostato” come l’universo: sente l’esigenza della regola meno forte della sua trasgressione, ed è proprio da quella trasgressione che poi nasce la vita, il cambiamento, il nuovo ciclo…
Che altri uomini - più regolari e meno vivi – misurano e stampano con regole rigide che gli garantiscano la quotidianità come punto di riferimento, per una vita che fa paura senza le lancette di un orologio a suggerire le "ore”…
Il povero fanciullo ecc…, deve imparare l’equilibrio dall’assenza di stabilità; ovvero l’equilibrio perfetto non deve essere sempre un 50/50 ma può diventare un 30/70 a volte e altre volte un 10/90; proprio questa varietà può garantire un equilibrio senza stasi, dove la “regolarità” diventa “regola della varietà”!
Ora questa “regola della varietà” è garante della vita proprio perché non si stanca di modificare le "ore” pur mantenendo ferma una misura che aiuti ad ancorarsi per un tratto di strada…
Se questa misura “viva” restasse immobile e perfetta (a misura d’uomo!), gli uomini diventerebbero macchine – che è quello che molti si augurano, e qualcuno addirittura afferma che l’uomo altro non è che una macchina perfetta; è proprio invece questa “imperfezione” dell’universo a rendere vivo sé stesso e tutto ciò che in esso è contenuto: la regola dell’universo è soltanto una: la vita nasce dalla diversità!
E nell’ambito molto più contenuto della vita dell’uomo, la regola rimane la stessa: le cose che si somigliano troppo si annullano a vicenda mentre quelle diverse si attraggono e proliferano!
La vita sicuramente continua perché Qualcuno lo desidera, ma quando l’uomo pensa di bastare a sé stesso - proprio la regola lo conduce all’autodistruzione perché egli tenta di assimilare tutto in una parzialità che egli ritiene essere il tutto, e che tenta di imporre con la forza sugli altri esseri umani; quando viceversa si apprezza la propria e altrui diversità, allora si sta già riconoscendo nel creato una mano superiore che garantisce una varietà infinita di vita, resa uniforme coerente e armoniosa soltanto da chi è il Vero Pennello del quadro di cui ciascuno di noi non vede altro che un frammento, e quando ne individua una figura intera, pensa di aver trovato il tutto…
Il povero fanciullo ecc…, deve soltanto aspettare e fecondare la sua diversità, purché questa non sia contraria al senso delle “ore” degli uomini, ma lo perfezioni sfalsandole - come avviene con la precessione terrestre…
L’artista ha la capacità di notare un minuscolo puntino blu in un campo tutto verde – che nessuno riesce a notare; se riesce a farlo individuare anche agli altri, allora tutti sapranno che la terra è lo specchio del cielo!
Rué Libertà, 26 febbraio 2014