Rispondendo a un'amica che propone temi interessanti: oggi quello della genuflessione: "A chi dobbiamo genufletterci? A chi affidare la propria coscienza?" (I fratelli Karamàzov)
Rispondo:
Felice non è colui che si sente appagato da quello che ha, ma colui che si compiace di ciò che desidera!
Rimango comunque convinto che per la crescita di una persona, non occorra avere tante risposte ma tante domande; perché le risposte sono gelose e si rivelano soltanto in parte, quando raccolgono insistenti domande nell’animo umano…
Certo è che se si pensa di trovare risposte soltanto con l’intelletto, ci si scontra subito coi nostri limiti fisici perché l’intelletto umano è limitato; se invece si usano tutte le risorse di cui siamo stati forniti e si orientano tutte le “antenne”, allora ci si può avvicinare davvero alla percezione simulata di ciò che ci sarà rivelato in maniera perfetta soltanto dietro quella porticina che noi chiamiamo morte!
La genuflessione è un atto dovuto soltanto a Chi ha permesso che ci sia quello spazio compreso tra due date – che noi chiamiamo vita, che ci permette di assaggiare l’eterno in tutte le sfumature di amore, intelligenza volontà e azioni che la conoscenza ci sta già rivelando!
Rué Libertà, 2 gennaio 2014