LA FAVOLETTA...

C’era una volta una favoletta detta “teoria Darwiniana”, che più o meno recitava così: per caso in un individuo avviene una mutazione genetica improvvisa e definitiva che lo rende più forte degli altri; la sua nuova condizione lo mette al di sopra degli altri che egli batterà in tutto, anche nel successo con l’altro sesso: egli si duplicherà quindi molto più rapidamente degli altri e assicurerà il futuro del suo genoma, mentre gli altri poco alla volta retrocederanno inevitabilmente.

Questa favoletta aveva anche il compito di dimostrarci come l’uomo alla lunga derivi da un sasso: tutte le forme di vita discenderebbero da antenati comuni: i "mattoni" della vita sarebbero nati dall'interazione di elementi inerti come i sassi, e il primo microrganismo si sarebbe evoluto nel corso di miliardi di anni in forme di vita via via più complesse - da ameba a invertebrato, a anfibio, rettile, quadrupede, scimmia, e infine all'uomo.

Questo tipo di evoluzione è definito macroevoluzione.

Nonostante il fatto che la macroevoluzione non sia mai stata provata scientificamente (perché una teoria possa essere ritenuta scientificamente valida, deve essere osservabile, misurabile, e ripetibile; la teoria evoluzionistica non risponde ad alcuno di questi tre requisiti), e nonostante il fatto che non vi sia alcuna base scientifica per giustificare l'estrapolazione della macroevoluzione dall'evoluzione osservata in natura, neppure nel corso di miliardi di anni, questa dottrina viene tranquillamente inculcata in maniera dogmatica agli studenti, e spesso difesa violentemente, contestando e non di rado censurando ogni voce "fuori dal coro".

Darwin pubblicò il suo “L’origine delle specie” nel 1959; Nietzsche scrisse le sue opere nei decenni immediatamente successivi, il positivismo scientista nacque e si sviluppò dapprima in Francia nello stesso secolo e ripose tutta la sua fiducia nella scienza e nel progresso tecnologico-scientifico; il sapere scientifico doveva essere il fondamento di tutta la conoscenza in qualunque dominio, anche in etica e in politica.

Queste teorie parascientifiche e filosofiche – mirate al mito del superuomo e alla continuità del suo genoma -  furono poi ispiratrici dei totalitarismi del XX secolo, suffragati proprio dalle certezze che il vincitore è il giusto, colui che porta avanti e migliora la specie; chi perde ha il dovere di ritirarsi perché appunto rappresenta l’anello debole; anche il positivismo scientista non si può tirare fuori da questi sviluppi, perché allontanando del tutto l’uomo da Dio e presupponendo di averne superati i confini con il progresso scientifico, gettò in realtà le basi della secolarizzazione  diffusa che rivoltò i valori morali a suo piacimento…, perché se Dio non esiste: allora l’uomo è dio di sé stesso!

Ma se Dio avesse voluto fare l’uomo esattamente come gli altri animali – privi di sé pensante e incapaci di pensiero astratto e di sentimento cosciente – l’avrebbe così fatto; se viceversa l’uomo è emerso dalle tenebre di una vita incosciente, è per una precisa volontà; che poi è la stessa volontà che ha stabilito le regole del gioco: morale e sentimentale!

Al di là del fatto che per fortuna le favolette darwiniane sono state ampiamente superate e smascherate proprio dalla scienza – perfino dallo stesso Einstein;  rimane “orgogliosa” quanto ignorante un’insistenza “politica” ad insegnare nelle scuole simili baggianate, nel tentativo forse di creare future generazioni lontane da qualsiasi ordine morale e subordine intellettuale!

L’unico vero progresso di cui si può vantare l’umanità, è quello che dipende dalle proprie azioni e non quello che dipende dal proprio stato; potrei vantarmi di essere un bell’uomo o intelligente – qualora  lo fossi?

L’unica cosa che veramente possiedo sono le mie azioni; sono venuto al mondo nudo e senza nulla, e partirò da questo mondo senza nulla di quello che ritengo di avere guadagnato o acquistato: partirò soltanto col bagaglio delle mie azioni, e soltanto queste saranno le mie credenziali laddove andrò: è importante rifletterci per tempo però!

L’evoluzione non consiste in più comodità e qualche anno in più da passare su questa terra; l’evoluzione è la carità e la compassione che la muove; ciò che spinge l’uomo al di sopra degli animali non è l’intelligenza in senso astratto, ma l’intelligenza applicata ad una dimensione sentimentale che lo mette nelle circostanze di sapersi sacrificare per aiutare i più deboli; del resto noi affermiamo che un animale è intelligente proprio quando vediamo che è mosso da qualche sentimento di pietà nei confronti di qualche altro animale o di una persona: sappiamo bene che ciò che ci rende speciali è l’anima!

Il senso di colpa generato dall’astenersi dal partecipare al vero progresso dell’umanità, non può essere sotterrato con la scusa “ se Dio non esiste, allora io sono dio di me stesso”.

Se così fosse l’umanità sarebbe felice: perché molto più progredita dal punto di vista scientifico; purtroppo però è vero il contrario: gli uomini soffrono di più anche se hanno di più, perché hanno perso il baricentro che li tratteneva in sintonia con la loro anima: senza l’anima, un corpo non è superuomo, ma un miniuomo, svuotato di ogni capacità intrinseca alla sua natura!

Rué Libertà, 22 dicembre 2013 

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