EGO SENZA ISMO!

Si può?... Qualcuno si chiederà…

Si deve!... Qualcuno si risponde!

Mantenere vivo il proprio ego e alimentarlo con tutto ciò che lo arricchisce, non prevede assolutamente che questo si debba chiudere in sé stesso e concentrare solamente al beneficio personale, anzi!

Anzi, il più delle volte quando questo accade – e si chiama ego (+) ismo = egoismo – viene generato da un malfunzionamento del proprio ego, si potrebbe dire da un difetto morale; così come l’alcolismo è un difetto fisico generato da una dose e da un uso sbagliato dell’alcool, altrettanto si può identificare nell’egoismo un difetto generato da un uso sbagliato e timoroso del proprio ego.

Perché ritengo che sia un uso timoroso del proprio ego?

Ma perché un ego sano crede in sé, e non teme il giudizio degli altri su di lui, si libera e si rafforza nella sua unicità senza cercare di affiliarsi a una catena già esistente; al contrario stringe relazioni di contatto con tutti liberamente, senza sviluppare il timore del confronto…

Perché è proprio in questo timore del confronto che poi alla fine si preferisce rinunciare ad uno sviluppo armonico del proprio ego, sottomettendolo a quello di qualcun altro già riconosciuto valido dalla società; soltanto che questa pratica abitua chi la esercita a rinunciare per sempre alla espressione del proprio ego.

E questa rinuncia costante, costringe l’individuo in uno stato di sottomissione implicita dal quale egli tenterà sempre di uscire imponendosi sugli altri!

Su di chi quindi?

Sicuramente il primo bisogno che viene indotto da questa situazione è quello di crearsi una rete di sottoposti, che possono essere: figli moglie marito amici colleghi di lavoro o di hobbies ecc…

Mano a mano che cresce la possibilità di “rifarsi” sugli altri di ciò che a noi è stato tolto, dovrebbe diminuire la voglia di ergersi al di sopra – almeno teoricamente – ma questo non accade quasi mai invece…

E perché?

Perché ciò che ci è stato tolto – o al quale noi stessi abbiamo volontariamente rinunciato pensando di semplificarci la vita – nessuno è più in grado di ridarcelo, e si finisce col cadere nella spirale del quanto…

Non è più il “cosa” a farci felici, ma bensì il “quanto”!

Allora nella nostra mente si fa strada un meccanismo tramite il quale ogni cosa perde il suo valore, e lo riacquista soltanto in base all’aumento di sé stessa; in altre parole resi incapaci di fare questo lavoro sul proprio ego, resi sterili dal punto di vista della crescita personale, si diventa immuni alla felicità!

E si comincia a balbettare strane frasi del tipo “la felicità non è di questo mondo” oppure “parliamo di serenità perché la felicità non esiste” e altre simili rese; perché di questo si tratta: di arrendersi!

Se ogni individuo imparasse fin da piccolo ad esprimersi - e l’arte può giocare un ruolo enorme in questo - si avrebbe sicuramente un popolo di grandi ego, molto rari di questi tempi, proprio grazie alla rinuncia che molti regalano ai fabbricanti di bisogni da acquistare; e al contempo si avrebbe un popolo molto meno egoista, proprio perché un grande ego non ha bisogno di molte cose né di molti soldi per acquistarle né di imporsi al di sopra degli altri.

Non voglio dire che la cura per tutte le malattie dell’anima sia soltanto nell’espansione serena del proprio ego, ma sicuramente questa rappresenta una piattaforma di partenza avvantaggiata perché riduce - quando non elimina del tutto – l’interesse per la competizione malata, e insegna a riconoscere nei propri limiti non già uno svantaggio, ma una peculiarità unica che non si evidenzia per forza in una vittoria, ma in una diversità!

La diversità è la maggior fonte di ricchezza che si possiede, perché permette di rilevare particolari ai più non noti, e sovente proprio a partire dall’analisi di questi particolari si arriva poi alla conoscenza di mondi prima inimmaginati; i quali permettono poi a tutti di appropriarsi di nuove realtà!

Vi è mai capitato di vedere qualche quadro nel quale c’è un soggetto evidente a tutti e uno o più soggetti nascosti che a volte si fatica a riconoscere?

Penso di sì!

Quando ci viene svelata la natura degli altri soggetti nascosti, dopo ci si apre a un modo diverso di vedere il quadro e anche senza volerlo, continueremo a vedere oltre al primo soggetto, anche tutti gli altri.

Questa è la ricchezza aggiunta suggerita da un “signor nessuno”, che però è in grado di renderci evidente una realtà che pensavamo semplicemente che non esistesse!

Siamo vittime di una società estremamente competitiva che ha portato a questo fallimento sociale e a questo sfinimento individuale, ma dobbiamo tutti sforzarci per evolvere da una società concentrata sulla competitività – che aggiunge ben poca ricchezza - ad una società imperniata sulle diversità: ovviamente ben armonizzate e rese compatibili l’una all’altra.

Questa nuova situazione davvero potrebbe portare grande ricchezza a tutta la nostra società, e contribuire a formare individui realizzati e felici, non frustrati e competitivi!

Se in una automobile tutti vogliono fare soltanto la parte del motore e nessuno accetta il ruolo di semplice bullone o di puleggia o di carrozzeria o di finestrino o di gomma ecc…, allora quell’automobile non partirà mai, e se partirà sarà sempre costretta a fermarsi per malfunzionamento.

Soltanto quando si comprenderà che ogni piccolo dettaglio ha lo stesso identico valore di altri pezzi - solo apparentemente più importanti, allora si potrà ideare una automobile davvero funzionante e in maniera costante e duratura.

Fintanto che l’ego supporta l’ismo, allora avremo tanti pavoni e altrettanti paletti nelle ruote…

Se quando e dove, l’ego vince e si realizza, può mandare tranquillamente in pensione l’ismo e trasformare la sua primiera paura di inutilità, in un accessorio unico capace di spingere oltre quell’automobile che noi chiamiamo società!

Rué, 1 febbraio 2014

EGO SENZA ISMO!

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