Oggi tutti “condividono” e si sprecano i “mi piace”!
Ti fanno sentire in colpa se non clicchi su “mi piace” davanti alla foto rubata di un bambino celebroleso, o di una giovane mamma in fin di vita per un tumore, o di un altro bambino di colore fotografato nella sua terra con le mani sporche il mocio al naso e le lacrime agli occhi…
Ti fanno sentire sporco se non “condividi” la lettera di una ragazza che dal carcere scrive al padre chiedendogli scusa, se non “condividi” l’istanza di chi vorrebbe gli animali trattati meglio degli esseri umani, se non “condividi” le mille frasette fatte che sembrano estratte da un libro di aforismi e che sembrano la chiave perfetta per ogni porta…
Ma “condividere” è facile!
Ciò che rappresenta una difficoltà vera è “dividere con”!
Può sembrare la stessa cosa e potrebbe esserlo, ma purtroppo viviamo una realtà sempre più staccata dai problemi reali, e sempre più innamorata dei “mi piace” e dei “condividi” che mentre da una parte danno una spolveratina alla coscienza - dall’altra parte non richiedono alcun sacrificio.
Ma del resto nella società dell’apparenza ciò che conta non è l’essere, ma appunto l’apparire!
Se appaio interessato a certe problematiche, sicuramente è perché ho un animo gentile e sono una persona premurosa e attenta agli altri, è perché amo la natura e le sue creature e sono contro le ingiustizie e soprattutto contro tutti quelli che accettano o compiono le ingiustizie…
Belle parole, belle veramente!
Che se fossero anche in minima parte vere, sicuramente migliorerebbero il genere umano; peccato che quando le parole non vengono seguite - o meglio, precedute - dalle azioni, rimangono soltanto belle parole che svuotano ancora di più il significato di ciò che presumiamo siano valori da salvaguardare…
Occorre aspettare, e non avere fretta nel condividere cose che dovrebbero essere ovvie per tutti, invece cominciare a praticarle nel quotidiano mostrando nei fatti come si fa a "dividere con" qualcuno il suo dolore e l’ingiustizia che subisce, compiendo gesti che davvero possano - anche minimamente – alleggerire la fatica: di chi è sfruttato, di chi è perseguitato o condannato ingiustamente da giudizi parziali, di chi è più sfortunato!
Al di là del fatto che dietro tanta bontà ostentata dai vari “mi piace” e “condividi”, sovente si nasconde un’umanità che cerca il mostro a tutti i costi, ed è pronta a mangiarselo a morsi pensando di mostrare ancor più giustizia in sé!
Si tenta sempre di trovare un nemico comune, perché a volte aiuta a riconoscersi nell’appartenenza alla medesima realtà; si costringe il nemico ad infilarsi la maschera del diavolo e si premia il più feroce nella sua cattura.
Sarà davvero un gesto migliore di quello del nemico?
Anzichè appoggiare facilmente progetti che di fatto ci mantengono estranei alla loro realizzazione, sarebbe il caso di imparare un po’ tutti a sopportare un po’ di più le diversità e aiutare con piccoli gesti reali - che richiedono sforzo e impegno pratici – coloro che incontriamo tutti i giorni sul nostro cammino e in tutte le nostre attività quotidiane; rendendosi anche conto che ciò che davvero occorre prima di tutto è la pazienza nei confronti degli altri, e mettere a disposizione il nostro tempo e le nostre capacità – prima ancora del denaro!
Imparare appunto a “dividersi con”, che è alla base di ogni rapporto umano che pretenda di essere realmente paritario; imparare a gestire la nostra provvisorietà cercando di colmare gli abissi, anziché cercare soltanto di invertire l’ordine dei sovrani; imparare ad accorgersi che per crescere davvero - quindi per moltiplicare - bisogna saper dividere, perché un’operazione senza l’altra rimane una proposta in attesa di conferma - come ci insegnavano a scuola appunto: che la prova del nove della moltiplicazione è proprio la divisione!
Rué, 21 giugno 2013