CHI VIVE IN CITTA'

Chi vive in città ha paura della neve, ha paura di 15 - 20 cm. di neve, e anche di molti meno!

Chi vive in città trova che la neve sia un'ingiustizia profonda e una città innevata: il simbolo del degrado.

Chi vive in città si dispera per un marciapiede mal pulito dalla neve, dove soltanto un corridoio per i piedi sia disponibile.

Chi vive in città teme che l'autobus tardi o che la sua auto sia da liberare dalla neve circostante e occorra spazzare la neve dai vetri dell'auto.

Chi vive in città si lamenta se per fare la spesa deve zigzagare tra dunette di neve e non sà dove parcheggiare.

Chi vive in città si lamenta, tutto deve funzionare, sempre e comunque; non ci si rende nemmeno più conto che i servizi avvengono a mano d'uomo e quando questi non siano sufficienti per vari motivi (mancanza di fondi, disorganizzazione, ecc..), rimangono sempre le mani dell'uomo che si lamenta e quelle dei suoi parenti e amici.

Chi vive in città si inventa un mondo tutto patinato che non esiste, si allontana sempre più dalla realtà della prassi e non immagina nemmeno più le stagioni, figuriamoci accettarle!

Il caldo d'estate deve essere mitigato, la pioggia flessibile alle iclinazioni dello smog, la neve assente e il vento è permesso soltanto in primavera in formato di brezza, il meteo deve essere prudente e non andare a pestare i piedi a chi deve pensare soltanto a lavorare e non ha tempo di ascoltare i capricci del tempo.

Il caldo deve farlo, certo, ma al mare la domenica che si fà la gita fuori porta, e sempre asciutto; deve farlo in campagna come pure la neve tanto lì sono tutte capre e non si lamentano mai...

Chi vive in città, oltre a tante altre illusioni che lo dovrebbero proteggere, si è inventato un mondo senza stagioni, senza vecchiaia, senza rapporti umani che non siano di lavoro o tempo libero vissuto in associazioni, senza verde e senza fatica...

Ma come fà a coesistere la gioventù perenne senza la primavera?

Come fà l'assenza di rapporti umani - liberi da impegni di lavoro o associazioni - a generare felicità e amore?

Come può una vita senza fatica insegnare a comprendere la fatica degli altri, dei più deboli, e quindi sperare che gli altri capiscano la nostra quando siamo in difficoltà?

Qui in campagna da me, ci sono stati quasi un metro di neve e persone di ogni età hanno spalato per ore per creare un minimo passaggio tra montagne di neve, anche solo per andare a comperare le medicine che occorrevano, hanno spalato ancora per liberare dalla neve le persone che non ce la fanno da sole, hanno comperato generatori di corrente rumorosissimi e condivisi con i vicini senza corrente, hanno tirato fuori i loro fuoristrada e battuto su e giù le stradine per semplificare la vita al borgo, senza mai lamentarsi: è inverno!

Quassù da noi la fatica (non solo il lavoro o gli impegni giornalieri) è di casa, anche solo la legna per il camino e le stufe, il giardino sempre da pulire estate e inverno, i continui "aggiustamenti" alle cose che si rompono o bisogna modificare, le piante e l'orto e il lavoro che danno...

La fatica fisica mette al riparo dall'ignoranza vera: il non comprendere il disagio e la fatica degli altri!

La città grande mette a frutto il motto: stare meglio per stare di fatto peggio!

La campagna e il borgo mettono a frutto il motto opposto: stare peggio per stare di fatto meglio!   

CHI VIVE IN CITTA'

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