AFFACCIARSI SUL GIARDINO DI DIO!

Sono sempre più convinto che l’arte è una preghiera e non la si fa per venderla, ma per elevarsi verso Dio; chi la fa per vendere ne fa un mestiere.

Immaginate qualcuno che scrive delle preghiere per venderle, per commerciarle?

I vecchi cantanti dei miei tempi, al primo disco erano autentici, difatti era anche il più bello, ma di solito dal secondo in poi cambiava tutto: perché?

Perché gli imponevano ritmi, stili e adeguamenti commerciali che snaturano e sottraggono – se non interamente – almeno parzialmente: l’anima dal pezzo…

Non intendo sminuire il significato della comunicazione nell’arte, anzi!

E’ il singolo però che deve cercare ciò che gli appartiene, ci sono un sacco di "vetrine" gratuite - come you tube, nelle quali ognuno può trovare la “sua preghiera”, assolutamente gratuita e invendibile.

In questo modo si salvano autenticità e diversità; e ancor prima si allontanano tutti quelli interessati soltanto al denaro (quasi tutti oggi!) e tutto lo schifo di industrie discografiche, grafiche e pubblicitarie ad essi correlati…

Ora sto parlando più per la musica perché è il mio settore, ma penso la stessa cosa delle altre arti, almeno di quelle strettamente correlate all’artigianato come la musica, la pittura, la scultura, la danza…. Che restituiscono una dimensione più reale dell’artista e immediatamente legata alla sua dimensione totale: fisica e spirituale.

Beethoven a suo tempo è stato promotore di un’evoluzione di libertà del musicista, portandolo dallo stato di dipendente a tema, a quello di stipendiato “libero” di comporre a piacimento quando e come voleva,….fino ad un certo punto però perché era sempre controllato, e gli veniva suggerito come e cosa comporre dai suoi (meno visibili e più rispettosi di quelli odierni) padroni.

Oggi io pretendo un gradino successivo: la libertà massima dell’artista e il suo totale rilascio dalla realtà economica; l’unico stato che realmente rende l’arte all’arte: la forma spirituale appunto!

Che oggi mi diano retta in tre gatti e gli altri mi prendano per matto, non mi spaventa affatto, perché penso che il futuro si dividerà in due: da un lato una faccia sempre più economico-artistica e dall’altra un’altra sempre più spirituale-artistica.

La gente oggi sta cominciando a capire ed apprezzare l’importanza della natura, e a riconoscere la sua dimensione ideale per la vita umana; l’ecologia e il biologico sovente sono preferite alla città e al fast food…

Lentamente, si sta cominciando a capire che l’uomo non può vivere soltanto di apparenti comodità perché sotto casa; non può vivere soltanto bombardato da milioni di apparenti novità: discografiche, letterarie, spettacolari; non può vivere soltanto per le vetrine e i negozi e diecimila microservizi del tutto inutili…

Eppure tutto questo sembrava impensabile anche solo pochi decenni fà, quando milioni di persone si spostavano dalle campagne verso le città e verso le città ingrassavano e si impigrivano fisicamente fino a prendere l’auto per girare l’isolato e comperare le sigarette…

Se si va in qualche regione del sud Italia, si può ancora vedere bene questa tendenza all’abbandono delle campagne - che difatti sono disastrate - e a formare città-alveare prive di parchi e di aree verdi, abitando il territorio in maniera del tutto inerme: chi si muove è scemo!

Rappresentano in effetti una vita che era attuale anche al nord Italia, fino a pochi decenni fà, che poi un poco alla volta si stà evolvendo in una vita un po’ diversa e più vicina alla natura.

Al naturale, appunto!

La forma naturale dell’arte non è certo la comunicazione, ma l’estensione: l’estensione dell’uomo verso Dio, verso l’infinito, verso quell’oltre che si percepisce con sensi artistici e non fisici, accanto a quel bisogno di staccarsi dai sensi di carne per ricercare il contatto perfetto con quel suo fiato che lo respira, che lo annaffia di vita e gli domanda il perché, con quell’inquilino che lo abita e lo sfiora con la coscienza di sé, bussando dolcemente sulla sua pelle, dal di dentro.

Il fatto che gli altri siano messi a conoscenza di tutto questo, è comunque un fatto secondario!

Poi certo, l’uomo non è un essere solitario, e quindi è giusto che tenda a trasmettere le sue sensazioni, le sue ricerche, le sue profondità; e metta al corrente gli altri su come egli prega, s’interroga, indaga e scava, attraverso quella dote che ha ricevuto di trasformare in note, in immagini, in figure: la realtà che percepisce con i sensi fisici e l’intelletto e quell’altra che percepisce con l’anima; però dev’essere un fatto gratuito, perché dove corre moneta, si guasta l’anima!

Se io dovessi andare ad una conferenza ad ascoltare interessanti confronti e relatori, e dovessi per questo pagare moneta, non mi ci avvicinerei nemmeno!

Fin dai primi passi dell’uomo sulla terra, ci sono state sempre due figure d’arte e d’artista: coloro che lavoravano per divertire, danzare, sottolineare e comunicare eventi di vario genere; e l’altra forma d’arte e d’artisti che lavoravano per elevare l’uomo dall’uomo e avvicinarlo a Dio, la forma spirituale che non nasce dall’esigenza del professionista di vendere, ma da quella dell’orante di affacciarsi sul giardino di Dio…

Secoli fà, però, il cantastorie aveva una sua precisa funzione sociale, che era quella del divulgatore, in assenza dei mass media; e non era certo uno che si arricchiva con queste prestazioni, ma semmai uno che ci campava.

Vorrei vedere la strada piena di gente che suona e canta per amore e non per denaro, non di organizzatissimi concerti con spettacolari palchi che stampano a volume di tuoni i loro orribili bassi: così prepotenti…e così vuoti.

Vorrei vedere i nonni che cantano e suonano le ninnananna ai loro nipotini e non scaricarle sul telefonino; vorrei vedere i ragazzi che si scambiano note come baci e come carezze dell’anima, e non con sms incomprensibili e gutturali…

E infine al vertice, vorrei vedere i seguaci di Beethoven e Schubert, svettare oltre la posizione di servo della gleba e raggiungere quella di liberti; e riempire l’aria di intimità profonde, libere da ogni vincolo terreno!

Come mantenersi?

Trasmettendo ciò che si conosce a chi non lo conosce, e tutti dovrebbero imparare almeno qualche rudimento di questo alfabeto dell’anima.

Cercare il successo economico con la musica, allontana l’uomo dalla musica!

Perché la musica è l’anima, e il denaro: il corpo!

Infatti la musica è un’esigenza dell’anima, mentre il denaro è un’esigenza del corpo!

Rué

 

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